Pandoro dickensiano

Cosa devo farci, a me il pandoro non mi piace, e se a Natale mi fa piacere che ci sia un dolce in tavola, allora che ci si metta il pandolce, ma questo non vuol dire che mi sia tirato indietro e di pandori ne ho comprati due, Melegatti naturalmente, pandoro Melegatti a volontà da zuccherare a velo e tenere mezz’oretta sul termosifone prima di servire, vedi te che alla fine non si butteranno via. Sì, sono tra quelli lì, uno tra le decine di migliaia di persone qualunque e perbene che hanno comprato un pandoro anche se magari in casa ne avevano già tre, anche se costa qualcosina in più di quello del discount, purché fosse Melegatti. I lettori conoscono questa vicenda Melegatti, è, come si dice, virale, come se condividere una notizia, o una causa, o una fede, fosse diventata una malattia. È una vicenda appropriatamente natalizia; ci sono i cattivi, i padroni dell’antica fabbrica di dolci tali e quali il dickensiano Scrooge del Cantico di Natale, che mandano a remengo, e in tribunale, l’azienda e sulla strada i lavoratori, e proprio sulle soglie del Natale ecco che, inaspettatamente, un sacco di gente,  ma davvero tanta, corre a comprare i pandori, e i lavoratori tornano a infornare e  sfornare, così che riescono persino a darsi un po’ di stipendio e  possono tornare a sperare nella buona fortuna. Non è una favola, e infatti non è certo che il miracolo si compia davvero, siccome è solo un fatto della vita, di certo c’è solo che ci stiamo provando. Dico noi perché è la comunità che si è assunta il carico di provare a rovesciare un destino, correggere un’ingiustizia, soccorrere la sua parte afflitta, e il nostro non è stato un gesto di misericordia, non abbiamo fatto l’elemosina, il nostro è un gesto di rivolta. All’antica maniera, ottocentesca e dickensiana, quando i lavoratori venivano trattati come animali, i sindacati non c’erano e se c’erano erano annientati, la voce del padrone era la legge e questo stato delle cose non aveva che da essere eterno e immutabile. A quel tempo per i lavoratori non c’era speranza e salvezza se non nel Mutuo Soccorso, e il mutuo soccorso ha cambiato il giro del loro destino e della storia; poi la storia ha ripreso il vecchio giro e per i lavoratori sembra che il destino sia tornato ottocentesco, così che non c’è speranza che nella rivolta, almeno in quella pacifica del mutuo soccorso, sempre che le cose non vadano anche peggio. Può succedere, e siccome non si possono trattare gli uomini come animali o cose a tempo indeterminato, una generazione via l’altra, e la storia non può tornare sui suoi passi in eterno, si estinguerebbe la storia e la specie, allora tanto vale assieme al pandoro comprare anche un paio di documentari sulla rivoluzione dell’ottobre di cent’anni fa, ce ne sono tanti e a basso costo, così, tanto per farsi un’idea  su come possa accadere l’impossibile

Il Secolo XIX, 17 dicembre 2017