Nere pulsioni

Il bello del raffreddore associato al mal di gola, la para influenza o più onomatopeicamente il gripe, è il suo potenziale di devastazione delle facoltà intellettuali, per il tempo che dura non si riesce a combinare niente di buono inducendo a una sorta di purificatore e ristoratore imbecillimento, una sorta di sauna mentale. Forte di questa certezza ho dedicato i tre giorni canonici di semicoscienza alla visione completa della serie tivù Narcos, venti episodi, una bella sudata. Narcos ha per soggetto la vita e le opere di Pablo Escobar, il più famoso narcotrafficante di tutti i tempi, e utilizza ampi materiali documentari, a tal punto veritieri da aver messo in serio imbarazzo le autorità politiche e le forze di polizia della Colombia, un gran bel lavoro. Alla fine della defatigante maratona seriale ho scoperto con non poco imbarazzo di essere piuttosto dispiaciuto della cruenta conclusione della vita del narco, della sua sconfitta e della sua morte, avrei gradito un qualche lieto fine. E parlo di un criminale globale, capace di orrende efferatezze, raccontato in 20 ore prive di equivoche indulgenze. Dunque mi piace stare con i cattivi. Tale e quale i miei due amichetti del cuore, seri professionisti, sinceri progressisti e buoni padri di famiglia, che stanno tifando senza ritegno per i cattivissimi di Gomorra.  Io non vedo Gomorra, ma mi si dice che al confronto Medellin odora di oratorio. La verità è che ognuno di noi, compresi i santi, ha il suo scrigno di pulsioni nere ben custodito da qualche parte laggiù e per scassinarlo basta una storia ben raccontata, una narrazione coinvolgente. Per fortuna né il sottoscritto né i suoi amichetti sono così fragili da consentire all’empatia di trasformarsi in emulazione, ma, come sappiamo, non è così per tutti. Sappiamo ad esempio che Gomorra è diventata una sorta di vangelo criminale per molti ragazzetti che parlano la sua stessa lingua, e l’emulazione dei suoi spettacolari criminali non è più un rischio, ma un fatto. Proprio Gomorra, che, c’è da immaginare, dovesse essere nelle intenzioni l’abbecedario letterario e televisivo per l’alfabetizzazione di massa alla legalità e al bene operare. Bisognerebbe pensarci su.

Il Secolo XIX, 23 ottobre 2016