Brexit

Venerdì san Giovanni, giornata di falò votivi e augurali ho ricevuto alle ore 15:40:45: un messaggio da Giovanni, il mio amico Giovanni  cantiniere del Reform Club di Londra, prestigioso covo di vecchi e ricchi, o anticamente ricchi, progressisti britannici. Di seguito il testo: Londra è tramortita, se si dice cosi. C’è una quiete surreale, accentuata dal fatto che è venerdì.  Avremo problemi. Questo referendum ha fatto carne di porco di relazioni, gruppi amicali, colleghi di lavoro, della stessa nazione. Londra contro la campagna, Giovani contro vecchi, Scozia contro Inghilterra. E poi europei contro inglesi. Ci guardiamo tutti di traverso mentre è chiaro che coviamo rabbia e risentimento. Oggi siamo stati chiamati dal segretario che ha raccomandato al management di tenere d’occhio lo staff per evitare problemi. In alcuni c’è eccitazione in altri preoccupazione. Io farò due cose: licenzio subito la signora Inglese che viene a fare le pulizie a casa da me, così per principio; secondo, lunedì tifo per l’Islanda contro l’Inghilterra! Il boicottaggio è cominciato. L’Islanda è una squadra inaspettatamente forte e è probabile che regali a Giovanni qualche soddisfazione, ma quello che Giovanni forse dimentica è che quel paese si era già portato avanti l’anno scorso respingendo con voto gagliardamente popolare l’accordo di adesione all’Europa. Ma per come si sono messe le cose è un particolare di poco rilievo. Mi dispiace per Giovanni, ma l’aria che tira a Londra per San Giovanni non mi dispiace poi così tanto. Non nutro risentimenti particolari verso il deceduto impero britannico che tanta infelicità ha arrecato al mondo, e non ignoro l’entità del disastro referendario, ma dalla Londra tramortita e surreale di Giovanni giunge la verità, e la verità è sempre una buona notizia. La cruda e sgradevole verità è che l’Europa, questa Europa del presente, messa alla prova della democrazia è destinata a sparire. Non può essere chiesto al popolo, non ai popoli, di sostenerla. Dunque, qualora si volesse conservare il sistema democratico, o si cambia il popolo o si cambia l’Europa. Vedano un po’.
Il Secolo XIX, 27 giugno.